La musica ha la capacità di cambiare le nostre percezioni in molte situazioni.
Pensa ai film. Un film d’azione ben girato con una pessima colonna sonora può risultare un flop totale. Tutto solo per colpa della soundtrack sbagliata.
Perché per un brand la situazione dovrebbe essere diversa? Non lo è infatti, ecco perché oggi voglio parlarti di branding sonoro.
Cos’è il branding sonoro?
Abbiamo già discusso in passato di immagine del marchio e brand identity, concentrandoci per lo più sull’estetica e sul senso della vista.
Nel caso del branding uditivo il focus viene spostato sull’udito, cioè sull’identità sonora del tuo cliente.
Ne ha già una? Non ti parlo solo delle voci degli speaker, che probabilmente sfrutterete per trasmettere messaggi pubblicitari.
Mi riferisco proprio a tutti i suoni associati al brand: dalla radio di sottofondo nel negozio fisico, al sound dei video pubblicati nei social media.
Anche il tuo cliente ha le Quattro Stagioni di Vivaldi come musica di attesa del suo call center? La colonna sonora dei suoi spot sembra uscita da un sito di midi stock anni ’90?
Allora è il momento di fargli cambiare strategia.
Proponi al tuo cliente uno studio di branding sonoro e vedi come reagisce.
Ma funziona davvero?
Probabilmente il tuo cliente reagirà con scetticismo all’idea di personalizzare il suo sound, perché la maggior parte delle persone concepisce principalmente una personalizzazione dell’immagine del brand.
In più, non si parla molto di branding sonoro e questo porta a credere che non sia efficace e che non venga sfruttato.
In realtà non è così.
Funziona davvero e può influenzare nettamente le scelte di acquisto. Molti studi lo hanno dimostrato, già a partire dai lontani anni ’90!
Ti faccio un esempio.
Nel 1999 alcuni ricercatori inglesi testarono gli effetti di due tipi di sottofondo musicale, in un negozio di vini ben fornito.
Diffusero nell’enoteca musica francese e tedesca a giorni alterni. I risultati furono più che sorprendenti.
Nei giorni in cui veniva diffusa musica francese aumentavano le vendite dei vini francesi. Succedeva il contrario quando i clienti del negozio ascoltavano musica tedesca. Compravano più vini tedeschi (Hargreaves e Mckendrick, 1999).
Sorprendente!
Il tuo cliente può ottenere questo effetto, sia offline che online.
Pensa a Facebook: Un utente che segue la pagina del tuo cliente, ascoltando sempre gli stessi suoni, potrebbe “abituarsi” ad una sigla o ad uno stesso pezzo musicale, che accompagna tutti i video. Magari declinati in forme leggermente diverse.
Se ciò accade, riconoscerà i tuoi contenuti senza neanche guardare lo schermo del suo computer, o del suo smartphone.
Un metodo originale per “entrare nella testa” del cliente potenziale.
Lo sapevi infatti che la musica può aumentare la preferenza del marchio del 46% (Fonte: Man Made Music)?
Scegli con il tuo cliente i suoni più adatti alla sua identità e fallo resistere alla tentazione di cambiarli dopo pochi mesi: l’obiettivo è creare un elemento di familiarità e riconoscibilità unico.
Corri ad offrire questo servizio. Pochissimi lo stanno già facendo. Hai campo libero.